sabato 29 marzo 2014

Bestemmie e soddisfazione. La descrizione perfetta di Dark Souls

Sono anni ormai che mi lamento della difficoltà irrisoria dei single player. Finire un gioco quando ero piccolo era un'impresa titanica, un po' perché ero abbastanza incapace, un po' per l'impossibilità di salvare, ma soprattutto per la complessità dei giochi. Ancora mi domando come ho fatto a finire, quando avevo appena otto anni, Ghouls'n Ghosts. Ho provato a giocarci di recente e non sono riuscito a superare il primo livello. Probabilmente perché nel corso degli anni mi sono rammollito giocando a tanta merda: giochi dove basta premere un tasto per andare avanti (chi ha detto final fantasy 13?) o dove morire è praticamente impossibile.

Per fortuna ci sono software house che se ne sbattono della richiesta dei bimbiminchia del cazzo, che ogni anno vogliono il nuovo  CoD di stocazzo o il nuovo Assasin's Creed. Demon's Souls è stata la risposta: un gioco arrivato in sordina, un gdr dalla difficoltà altissima che ha riscosso un grande successo. Tanto che il team giapponese si è distaccato dalla sony in modo da poter far uscire il seguito, chiamato Dark Souls, in multipiattaforma.  Seppur incuriosito dal titolo, non mi ci sono mai avvicinato, convinto che fosse la solita fregnaccia: il solito gioco pompato dai presunti pro della rete.

Un paio di anni fa, nella cesta degli usati del Saturn, ho trovato la limited edition di Dark Souls a 12 euro. Senza pensarci un attimo l'ho preso ed appoggiato nella mia bella libreria, dove è rimasto allegramente a prendere polvere per un almeno due anni. Fino a qualche settimana fa, quando, un po' per caso, ho riacceso il mio 360 ed ho iniziato il tanto osannato Dark Souls.

Il tutorial è andato liscio, sono morto solo un paio di volte mentre familiarizzavo coi comandi. Finito il tutorial, dopo aver battuto il primo boss, è iniziato il vero gioco, e le conseguenti bestemmie. Praticamente vieni lasciato in un mondo ENORME, pieno di mostri incazzati desiderosi di spaccarti il culo, senza un minimo di indizio sul dove andare. L'unica cosa che sapevo era che dovevo suonare due campane e che poi sarebbe successo qualcosa. Le prime ore sono da panico puro, tanto che avevo pensato addirittura di abbandonare il gioco.



Ho resistito, sono morto decine di volte prima di capirci qualcosa, innamorandomi sempre di più di questo autentico capolavoro. Una perla più unica che rara: la difficoltà raggiunge dei picchi infernali, alcuni boss mi hanno fatto bestemmiare come non mai. Ma la soddisfazione nel batterli è infinita. Graficamente il gioco (almeno su console, su pc devo ancora provarlo) non è eccelso, ma la direzione artistica è fantastica. Un gioco che ha stile da vendere, un gioco che regala ore di puro divertimento come non succedeva da anni. Il finale è una merda, ma riuscire a completare Dark Souls è una soddisfazione difficile da descrivere. E ora voglio assolutamente recuperare Demon's Souls ed aspettare la fine del mese per la versione PS di Dark Souls 2. Capolavoro.

sabato 22 marzo 2014

The last (ma speriamo) of us

Per finire The last of us ci ho messo sei mesi circa. No, non si tratta del gioco più lungo o longevo della storia, la colpa è del sottoscritto che non aveva mai voglia di giocare al tanto osannato capolavoro dei Naughty Dog. Andiamo con ordine: i ragazzi di Santa Monica ci sanno fare, hanno sfornato solo giochi belli senza mai cadere nel banale. La trilogia di Crash sulla prima ammiraglia Sony resta nel mio cuore, Crash Bandicoot 3: Warped è un piccolo capolavoro per il genere. Jak and Daxter sono altre due icone legate a mamma sony, anche se personalmente non ho mai apprezzato a pieno la saga (pur riconoscendo la qualità del lavoro svolto). Probabilmente la svolta, il vero botto, è arrivato su PS3: il primo Uncharted è stata una killer application, uno di quei giochi che spingono la gente ad acquistare la console. Da vecchio ed accanito fan di Indiana Jones ho apprezzato particolarmente la saga, soprattutto dal punto di vista della storia e della regia, che tiene incollato il giocatore allo schermo, desideroso di scoprire il mistero che puntualmente il buon Drake deve affrontare. Anche il gameplay tutto sommato non è così male, anche se la difficoltà non è calibrata benissimo.

Come detto, i Naughty Dog sono maestri nel creare piccoli capolavori, non a caso la Sony li ha presi sotto la sua ala protettiva per sfornare tante esclusive per questa e per le future console (Uncharted 4 è già stato annunciato per PS4). Esclusive come The last of us. Ambientato in un futuro post apocalittico, con l'umanità ridotta a vivere in pessime condizioni a causa di una non ben precisata pandemia, da molti viene considerato come IL videogioco della passata generazione. Come sempre storia e regia sono davvero di alto livello (non a caso è stato annunciato da poco che vi sarà una trasposizione sul grande schermo), anche se resta difficile capire quale sia la vera trama. È la storia dell'umanità che lotta contro questa infezione di dimensioni bibliche, o è la storia di un padre che non è riuscito a superare la morte della figlia? I sentimenti delle persone, le reazioni degli esseri umani davanti a scenari di questo tipo, la lotta per sopravvivere in un mondo crudele: tutto molto bello, ma Kenshiro ci aveva già raccontato tutto una ventina di anni fa. In un videogioco io voglio giocare, e lo voglio fare per bene. The last of us si divide in tre fasi: la prima è quella dell'esplorazione, con la povera Ellie costretta ad aspettare ore mentre Joel raccoglie tutta la spazzatura che trova in giro: nastri adesivi, chiodi, bottiglie d'acqua, bende etc. Il tutto al fine di costruire armi o medi kit, peccato che metà gioco lo passiamo a perlustrare case vuote senza nemici alla ricerca di una cazzo di lama per fare un cazzo di coltello (perché i coltelli, notoriamente, si spezzano dopo una pugnalata).


Passata questa fase si passa ai combattimenti che si dividono in due tipologie: contro gli umani e contro gli infetti. Quando Joel ed Ellie affrontano gli umani il gioco diventa Gears of War, col buon Joel appostato dietro ad un muro pronto a far fuori milioni di persone che ti attaccano senza un apparente motivo (tranne quelli che ti vogliono mangiare, quelli sì che ce l'hanno un fottuto motivo). Il gameplay cambia totalmente contro gli infetti: fasi stealth, attacchi alle spalle, frecce con l'arco, mattoni e bottiglie per distrarre i nemici. Ecco, questa parte l'ho apprezzata molto, anche se non è esente da bug: fondamentalmente Ellie può fare quel che cazzo vuole intorno ai clicker: corre, salta, si dimena, suona la batteria e nessuno la caga. Joel se si azzarda a fare anche il minimo rumore viene attaccato dalla versione fungosa degli Harlem Globetrotters. Purtroppo le fasi stealth sono decisamente inferiori rispetto alle sparatorie, una scelta che stona tantissimo con lo spirito del gioco ed è il motivo principale che mi teneva lontano dal gioco anche per settimane: il miliardesimo TPS, sinceramente, mi aveva fracassato i coglioni. Anche lo scorrimento del gioco, decisamente a binari (c'è solo una strada, non ti perdi manco per il cazzo) ha influito molto sul mio giudizio. Un giudizio decisamente inferiore alla media per un titolo che a mio avviso non vale i voti che ha preso. Non è un gioco da cinque in pagella, ma nemmeno da dieci.

lunedì 3 marzo 2014

Presentazione (che non interessa a nessuno, è una scusa per fare due prove)

Partiamo con una cosa semplice: di norma i blog ed i blogger mi stanno sul cazzo. Mi stanno sulle balle frasi del tipo "oh lei è la mia blogger preferita, i suoi pensieri sono così profondi" e odio profondamente Fabio Volo ed i suoi libri del cazzo.

Dopo questa doverosa premessa, arriva la spiegazione sul perché abbia deciso di aprire un blog: scrivere è dannatamente bello, per "lavoro" (le virgolette sono d'obbligo quando non guadagni una sega) scrivo ogni giorno, tuttavia un blog personale mi permette di sfogarmi senza dover restare professionale. Quindi, per farla semplice, scriverò quello che penso realmente (come si può notare dalla premessa). Il tema del blog? La mia incazzatura verso i videogiochi moderni: io sono cresciuto a pane e videogiochi. Un esempio? La gente limonava a ricreazione a scuola mentre io grindavo Pokemon per avere il mio team di 6 Pokemon livello 100 (per farmene cosa poi, me lo domando ancora oggi, dato che ci giocavo da solo).  Ho vissuto in prima persona l'evoluzione dei videogiochi: dalle prime console 8 bit, alla nuova generazione che alimenta la fastidiosa console war (dio quanto mi state sul cazzo). Purtroppo ho vissuto anche il grande, a mio modesto parere, declino dell'industria videoludica. Ormai i giochi sono realizzati per compiacere una massa di bambini viziati del cazzo: non c'è più sfida, tutto è semplificato fino all'estremo. Per non parlare delle meccaniche di gioco, dove lo standard è ormai diventato fare la stessa cazzo di cosa per una decina d'ore.

Nei giorni scorsi ho finito Bioshock Infinite, da molti etichettato come un capolavoro: ora, bello l'ambiente, bella la storia (anche se fino al filmato finale non ci si capisce un cazzo di nulla), ma il gameplay è veramente ridicolo. Sparatorie a caso, proiettili praticamente infiniti, poteri inutili (ne ho usati due nel corso di tutta la partita). Per non parlare della difficoltà: morire è praticamente impossibile, ma anche se decidi di lanciarti in mezzo a mille stronzi che ti sparano, non preoccuparti. Verrai resuscitato ad un metro di distanza, e potrai ripartire tranquillamente. L'unica nota positiva è che finalmente non devi preoccuparti di difendere la fanciulla di turno: anzi, la simpaticona ti porta anche munizioni, hp e mana (giusto per rendere il tutto ancora più facile).

Ok, come primo post credo di aver scritto abbastanza: nei prossimi giorni (appena ho voglia) parlerò male di un po' di roba: Nintendo, The Last of Us, GTA e soprattutto di quella merda che è diventata la gloriosa serie che mi aveva fatto innamorare dei JRPG. Sto parlando ovviamente di Final Fantasty 13 e di tutti i suoi seguiti di merda.